LE
ORIGINI
Sull'origine
di Maletto, una leggenda popolare locale narra che in epoca
antica, sulla Rocca del Castello dimorava una principessa di nome
Maletta o Marietta, la quale comandava una banda di feroci briganti
che compivano scorrerie nelle zone vicine e poi si rifugiavano sul
Castello, portandovi il bottino,sicuri di non essere perseguiti data
l'asperità e l'inaccessibilità del luogo. Attorno alla rocca,i
briganti costruirono il paese di Maletto,retto e governato da
quella principessa dalla quale prese il nome di "Marettu".
Questa
è la tradizione locale,che vuole Maletto fondato ed abitato da
briganti,fuorilegge o in ogni caso da gente che aveva qualcosa in
sospeso con la giustizia.Questa leggenda ha un suo riscontro
storico, seppure in parte travisato dalla semplificazione
popolare.Infatti nelle varie epoche e nei suoi diversi
ripopolamenti,Maletto fu abitato da persone che venivano in questo
luogo
sia
per le agevolazioni e i benefici concessi dal feudatario, sia
per le franchigie di cui godeva il feudo,per cui è probabile che
qualcuno per sfuggire alla giustizia del re sia venuto e poi rimasto
a Maletto.
Storicamente,
invece, l'origine di Maletto risale all'anno 1263, quando fu
costruito il Castello,attorno al quale,poi a diverse
riprese,venne edificato il centro abitato.
Nel
precedente periodo arabo-normanno,probabilmente la Rocca era
stata già fortificata,con una sola torre,perché il luogo ben si
prestava ad essere utilizzato come punto di avvistamento.Infatti
all'origine il Castello era detto "Rocca del Fano",significando
nel Medioevo il termine "fano",di origine araba,una luce
emanata da un luogo di sorveglianza.Quindi già esisteva una torre
con funzioni di avvistamento e segnalazione.
Questa
torre assunse un'importanza militare,quando,appunto intorno
all'anno 1263,venne maggiormente fortificata da Manfredi
Maletta,conte di Mineo e di Monte S.Angelo in Puglia,fondatore della
città di Manfredonia,assumendo da quel omento,sia il Castello
che il feudo circostante il nome del suo signore, Maletta,
poi divenuto Maletto o "Marettu" in termine dialettale.
Manfredi
Maletta o de Malectas era figlio (fratello ) di un personaggio
di maggiore prestigio del Regno di Sicilia,Federico Maletta,zio del
re Manfredi,il figlio del grande imperatore Federico II di
Svevia;era stato inoltre Vicario del Regno e camerlengo regio,cioè
custode del tesoro reale,dal 1258 al 1261,anno in cui venne
assassinato.
La
fortificazione della torre del Fano da parte del Conte
Manfredi,trasse origine di diversi fattori. Il primo e più
importante senza dubbio fu dato dalla esigenza di costituire una
difesa meridionale alla città di Randazzo.Questa città,che durante
il periodo normanno era stata un caposaldo politico-militare nella
guerra di conquista della Sicilia da parte del Gran Conte
Ruggero,vide crescere,negli anni successivi la sua importanza e
ricchezza, fino a diventare,con gli svevi e poi con gli
aragonesi,sede di soggiorno del re con tutta la corte al
seguito,divenendo in tal modo la residenza degli uomini più
potenti e ricchi del regno. Così,in quel periodo,la città fu
fortificata con una cinta di mura dotata di dodici porte ed otto
torri,di cui la principale è quella chiamata "Castello"
che ancora esiste.Fu edificato il palazzo reale e
vennero,inoltre,costruiti numerosi palazzi per le famiglie
nobili,fra le quali gli Omodeo e gli Spatafora,che saranno signori
di Maletto,e numerose chiese.
Randazzo
era stata schierata con i normanni,nelle guerre che li
contrapposero al crudele imperatore Enrico VI di Svevia,che vincendo
divenne re di Sicilia dal 1194 al 1197.Alla sua morte
seguirono anni di grandi turbolenze,di congiure e guerre per
la successione,data la minorità del figlio,il futuro Federico
II,che assunto il regno riportò la Sicilia alla grandezza del
periodo normanno.Morto quest'ultimo nel 125O seguirono altre
guerre per la successione e nel 1258,il figlio illegittimo
Manfredi si fece proclamare re di Sicilia,conducendo una campagna
di sottomissione in diverse città, fra cui Randazzo,ove nel 1256
lasciò come governatore lo zio Federico Lancia. Da ciò
l'incarico a Manfredi Maletta,cugino del re, nonché nipote dello
stesso Federico Lancia,che oltretutto era anche signore di Paternò
e di altre terre della zona,per il matrimonio nel 1255 con Giacopina
di Bonifacio, figlia di Nicolò.
Un'altro
fattore fu costituito dalla posizione della rocca del Fano,
dominante, dall'alto,la regia trazzera Termini-Giardini,
l'importantissima strada che collegava Palermo a Messina,seguendo un
percorso interno alla Sicilia e che a Randazzo toccava un crocevia
strategicamente importante e vitale per i trasporti,rendendo tale
città ulteriormente potente per la sua peculiare posizione.Il
tratto di questa strada, che proveniente da Adrano conduceva a
Randazzo,diventava ancor più trafficato ove si considera che
anche parte del traffico da Catania a Messina
attraversava il versante interno dell'Etna,ritenuto più
sicuro o comodo rispetto alla via costiera,allora inesistente e
soggetta ad incursioni piratesche e ad assalti di fuorilegge e
briganti.Anche tale ultimo aspetto fu determinante per la
costruzione di fortilizi e presidi che garantissero un
minimo di sicurezza nelle strade,continuamente sottoposte ad
attentati e rapine.Lo stesso re Pietro d'Aragona,più tardi,nel
1282,da Messina,sottolineava questo aspetto scrivendo "...ci
sembra esacrando il ladroneggio di strada,per cui,violando lo
stato pacifico del nostro regno,vediamo i mercanti ed i semplici
cittadini soggetti non solo ad essere spogliati dei loro
beni,ma anche a rischiare la loro vita.Spesso tali delitti
rimangono impuniti e i delinquenti diventano recidivi, poiché
si nascondono nei boschi dell'Etna e di lì balzano sui
passanti,li assalgono e talora li uccidono. . .".
Dunque,Manfredi
Maletta,fortificò la Torre,ristrutturandola e rinforzandola,
edificando la cinta murarie alta e munendola di una guarnigione; da
semplice torre divenne un castello vero e proprio seppur piccolo.
Il
conte Manfredi frequentò poco il Castello di Maletto,in quanto
impegnato nei grossi avvenimenti del tempo.Egli era infatti anche
il regio camerlengo, ( gran conte camerario ) cioè il Tesoriere
del Regno e si trovò presente alla battaglia di Benevento nel
1266,ove il cugino re Manfredi fu sconfitto ed ucciso da Carlo
d'Angiò e fu costretto a consegnare a quest'ultimo il tesoro
reale.Rimasto fedele agli svevi,nel 1267 andò in Baviera,assieme ai
Lancia e ad altri che non si rassegnavano al dominio francese,per
sollecitare Corradino a riprendere la lotta. Ed ecco che fu di
nuovo presente alla battaglia di Tagliacozzo nel 1268, ove anche
questa volta gli svevi furono definitivamente sconfitti dagli
angioini e a seguito della quale Corradino fu decapitato a
Napoli.Dopo quest'ultima sconfitta,Manfredi fuggì a Venezia,dove
insieme a Giovanni da Procida e ad altri esponenti del partito svevo
preparò la rivolta del Vespro Siciliano del 1282
contro
gli angioini,morendo poi nel 1290 (no).
Probabilmente
perché impegnato in questo avvenimenti e lontano dalla Sicilia,nel
1267,gli successe in Maletto e Paternò in figlio Manfredi II, ( è
lo stesso Manfredi, non il figlio) che arresosi e consegnato il
Castello di Paternò agli angioini senza combattere nel 1299,sarà
accusato di ribellione e tradimento dal re Federico II
d'Aragona,e avrà da questi confiscati tutti i beni.
Nel
1282 finalmente scoppiò la rivolta del Vespro,abilmente
preparata, contro la "mala signoria" dei francesi,con
grandi stragi di questi ultimi. Anche alla Gurrida,vicino
Randazzo,avvenne uno scontro armato con strage di
francesi.Sicuramente anche il Castello di Maletto dovette insorgere
contro gli angioini,come del resto tutta la Sicilia,ad eccezione
del Castello di Sperlinga.
In
tale anno venne in Sicilia il Re Pietro d'Aragona,chiamato dagli
insorti e rivendicando il regno quale erede per parte della moglie
Costanza, degli svevi. Sbarcò a Trapani con tutto
l'esercito,incoronato re di Sicilia a Palermo il 10
agosto,attraverso la via interna,giunse a Randazzo l'8 settembre,
ponendovi la propria base operativa contro gli angioini che
assediavano Messina.
Anche
questa volta Randazzo è in prima fila nella rivolta
antiangioina schierandosi apertamente per gli aragonesi e aderendo al
movimento dei liberi comuni nel periodo da aprile a
settembre 1282, definito "interregno",durante il quale
la città elesse i suoi senatori che la governarono e che poi
facendo atto di fedeltà a re Pietro furono creati baroni: fra
questi c'era Francesco Homodei, nobile fiorentino trapiantatosi a
Randazzo,al quale furono concessi il feudo ed il castello di
Maletto. A questi succedette il figlio Niccolò,che sotto il re
Federico II di Sicilia possedeva anche i feudi di Frassino e
Martini,intorno all'anno 1320. Questi avuta l'investitura feudale,
trasmise la signoria feudale alla figlia Margherita,moglie di
Benedetto di
Antiochia.
Durante tutta la guerra fra angioini ed aragonesi,che si
concluderà nel 1372,il Castello di Maletto svolse una importante
funzione difensiva di Randazzo ed in favore degli aragonesi.
E'
appunto intorno alla seconda metà del 1200 che si formò un primo
nucleo abitato costituito da misere case di legno e
fango,attorno al Castello,popolato dai militari della guarnigione e
dalle loro famiglie,da gente raccogliticcia della
zona,pastori,boscaioli etc.,che però,nei primi decenni del 1300 si
dissolse,probabilmente per il venir meno della funzione militare
del castello e per la mancanza di adeguate risorse economiche.
Il
feudo,nei primi del 1300 venne espropriato per un credito di onze
cento da Simone Sabatino da Randazzo e acquistato nel 1344
da un altro Homodeo, il notaio Francesco,per onze 225,confermato dal
re Ludovico e infine il figlio di questi Simone,lo vendette l'11
febbraio 1386,per onze 140 e con l'obbligo del servizio
militare a Rinaldo o Arnaldo Spatafora sempre da Randazzo.
Il
castello,invece,era stato già donato dal re Federico d'Aragona, al
fratello di Rinaldo,Ruggero Spatafora,Barone di Roccella,"in
conseguenza di spese fatte senza delle quali non si sarebbe
potuto custodire in difesa di Randazzo". Ruggero fortificò
e ampliò ulteriormente il Castello,con la costruzione della
cinta muraria più bassa,si da fargli assumere i caratteri di una
residenza.Uomo d'armi e d'azione,incapace di restare
inattivo a Maletto, Ruggero donò successivamente al fratello
minore Rinaldo,il Castello,e questi,così dal 1386,darà il nome
della famiglia Spatafora al feudo e castello,restando legata a
Maletto sino al 1851,anno della morte dell'ultimo
principe,Domenico Spatafora e Colonna.
In
questi 465 anni,gli Spatafora feudatari di Maletto furono 17 e
sotto di loro Maletto fu abitato ed abbandonato tre volte; fu
costruito il paese, attraversò le vicende storiche che lo
portarono ad essere il paese dell'800 quale lo hanno ereditato i
malettesi del secolo scorso.
La
famiglia Spatafora era originaria di Costantinopoli e venuta in
Sicilia con Basilio,nobile della corte imperiale di Isacco Commeno,
dividendosi poi nei tre rami di Randazzo,Messina e Palermo ed
annoverando personaggi illustri e potenti.Gli Spatafora feudatari
di Maletto appartenevano al ramo di Randazzo e in quella città
avevano un magnifico e munito palazzo nel quartiere S. Nicola. Il
nome derivò dal diritto che aveva Basilio,Capitano delle guardie di
Palazzo, (non quello venuto in Sicilia),di tenere nuda la spada
presso la corte bizantina.Da cui anche lo stemma così descritto:
"di rosso,al braccio armato, tenente una spada,posta in
sbarra,il tutto al naturale",fregiato col motto "Prodes
in bello". Lo stemma degli Spatafora è stato adottato dal
Comune di Maletto,al quale è stato ufficialmente riconosciuto.
Rinaldo
Spatafora,sposando prima Granata Castagna e poi Costanza dei
Castelli,divenne,anche feudatario di Cutò, Michinesi e
Cachono,aumentando così la potenza e il prestigio della sua
famiglia.Di Maletto però ebbe il semplice possesso,perché non fu
mai investito del feudo anche se lo richiese.
Per
tutto il 1300 e per i primi decenni del 1400 Maletto non fu
popolato da abitanti e il Castello venne usato come dimora dagli
Spatafora nelle rare volte che venivano a Maletto e dai suoi
amministratori del feudo.
La
situazione cambiò a partire dal 1420,quando morto Rinaldo gli
succedette Gerotta o Ruggerotto o Gutterrez o Gurretta Spatafora,che
s'investì del feudo e Castello il 20 giugno dello stesso anno.
L'investitura
definitiva avvenne nel 1449 con decreto spedito da Napoli dal Re
Alfonso d'Aragona,detto il Magnanimo. L'investitura del feudo di
Maletto,la prima degli Spatafora,fu effettuata secondo il "more
francorum", all'uso francese, cioè col diritto di
successione al solo figlio maggiore maschio e in forma
larga.Col medesimo decreto Gerotta ottenne altresì la "licentia
populandi", ossia la facoltà di radunare gente di ogni
fede e religione per l'abitazione del sito col diritto
d'armi,ossia l'obbligo del servizio militare da fornire al
re.Ottenne ancora il "regio placet" a costruire la terra
di Maletto, cioè ad edificare un borgo per gli abitanti. Infine il
re gli accordò la "facultatem...hominem mutilandi et
occidendi et moero mixto
imperio",
vale a dire la facoltà di torturare e giustiziare gli abitanti
del feudo e la giurisdizione civile e penale su tutto il territorio.
Per
effetto dell'investitura ricevuta, Gerotta Spatafora durante la
metà del 1400 cominciò a costruire il borgo di Maletto,nel quale
si raccolse per la seconda volta un'esigua popolazione che diede
vita ad una comunità contadina,che però a seguito delle
precarie condizioni economiche,aggravate da una forte carestia che
afflisse tutta la Sicilia,alla fine del secolo si
disperdette
per la seconda volta.
Gerotta
Spatafora fu Barone di Roccella;giurato di Randazzo nel 1436/37
e Capitano nel 1460 e personaggio di primo piano della città per
le importanti cariche politiche rivestite e per i vasti feudi
posseduti.E' il fondatore nel 147°0grazie ad un suo legato
testamentario,dell'Ospedale "per gli infermi,i poveri e i
miserabili",ancora oggi funzionante.Già nel 1425 concedette ai
randazzesi il diritto di legnatico nel grande bosco di
Maletto,che venne altresì dato in "arrendamento",cioè in
appalto nel 1460 a Vinicio Romeo,la cui famiglia sarà
arrendataria di tale bosco fino agli inizi del 1800. Dichiarato
ribelle,successivamente,gli vennero sequestrati tutti i beni,tra i
quali il feudo ed il castello di Maletto.Non avendo avuto
figli,Gerotta con testamento
del
2 novembre 1470 nomina eredi i nipoti Salimbene e
Giovanni,figli del fratello Antonio Spatafora,che nello stesso anno
ottennero la restituzione del possesso di Maletto.
Il
cinquantennio che va dal 1420 al 1470,durante il quale fu signore di
Maletto Gerotta, fu un periodo fondamentale per l'origine di
Maletto,in quanto in questi anni venne concessa l'autorizzazione alla
costruzione del borgo e il suo popolamento,nonché l'esercizio della
giustizia civile e penale,elementi questi che seppure
perfezionatisi nel secolo successivo,costituirono i
presupposti
indispensabili per la futura esistenza di Maletto.
(1/10/1999
- testo da rivedere per quanto riguarda la data di fondazione che va
collocata antecedentemente al 1263 e per la vita di Manfredi Maletta,
alla luce di altre notizie rilevabili dai seguenti volumi:
-
De Rebus Regni Siciliae - 1282 - 1283 - ( Documenti per servire alla
storia di Sicilia)
Pag.293
- CCCXCIV - Messina 20 Gennaro 1283
Re
Pietro rcordando a Santorio Basala, Messinese, e a Percivallo de
Soris, Catanese, come, nel Parlamento di Catania, gli sieno state
promesse, con giuramento, per le spese della guerra, once dodicimila
per parte delle terre e dei luoghi di Sicilia al di qua del Salso ed
ottomila per parte di quelli al di là del Salso, da pagarsi nei
debiti termini, e come vi si sia mancato; incarica il detto Santorio
di sollecitarne, recandosi sui luoghi, il versamento dalle Università
dell'Isola al di là del Salso, giusta la tassazione fatta dai loro
Sindici. Che se troverà alcuna Università negligente, citi dieci
fra i migliori e più ricchi uomini della terra, affinchè si
presentino a lui Pietro, fra un termine da stabilirsi. Segue l'elenco
delle varie terre colla rispettiva contribuzione.
......Terre
autem et loca ipsa et quantitas pecunia de summa huismodi quamlibet
earum contingens sunt hec videlicet.
Panormus
auri uncie duomila ducente quatriginta quinque- Therme......Sutera
uncie centum viginti due. Maletta uncie tres. Camerata uncie centum
duodecim.....
-
G.L.Barberi - Capibrevi
- Vol.
II
Pag.225 - Malecta Feudum
-
Pier Fausto Palumbo - Manfredi Maletta gran camerario del Regno di
Sicilia.
(con regesto degli atti 1255-1310) - 1980 Roma. Le Edizioni del
lavoro.
Giorgio
M. Luca