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Il colera del 1887

 

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“Il colèra infieriva tutt’intorno, e col colèra la fame”.
(Giovanni Verga)

 
L’epidemia di colera nel 1887 colpì l’intera provincia di Catania e parte della Sicilia provocando migliaia di morti e gravi disagi alle popolazioni.
A Catania,da dove partì l’infezione,i casi di colera furono 2500 con 732 morti; a Bronte si ebbero 450 morti. Tuttavia a Maletto,in rapporto alla popolazione i casi furono più numerosi. Infatti su una popolazione presente di circa 3.100 unità,i decessi durante l’intero anno 1887 furono 235,di cui almeno 110 causati dal colera e concentrati nell’arco di tempo che va dal 9 agosto al 15 settembre,periodo di massima intensità del contagio.
Se si eccettua l’anno 1876,quando a Maletto per una precedente epidemia i morti erano stati 262,in massima parte bambini,il 1887 rappresenta l’anno con il maggior numero di decessi di tutta la storia della comunità malettese,nonché la più grave epidemia colerica rispetto alle precedenti del 1855 e del 1837.
Ai primi di marzo a Catania si erano avute le prime avvisaglie del morbo. A fine giugno il colera si intensificò espandendosi in tutta la provincia.
A Maletto l’amministrazione comunale del Sindaco Notaio Antonino Putrino non sembrò eccessivamente preoccupata fino al 18 luglio,quando riconobbe nella seduta straordinaria del consiglio che “nelle attuali circostanze è in grave pericolo la pubblica salute” e deliberò la nomina di una sottocommissione sanitaria composta dai Sigg.ri: don Biagio Palermo,don Mariano Sgro, dott. Savoca Carmelo, Antonino Bonina,Saverio Battaglia e Francesco Luca “...per studiare come conservare la pubblica salute ed adottare quelle misure che crederà necessarie...”.
La Commissione però non ebbe modo di fornire un concreto contributo perché superata dall’incalzare del contagio e dall’immobilismo dell’amministrazione. Infatti come in molti altri centri,la maggiore parte degli amministratori fuggirono dal centro abitato per paura della malattia. Il consiglio comunale tenne l’ultima seduta il 30 luglio,sotto la presidenza di don Filippo Fiorini. e con pochi consiglieri presenti:Antonino Fiorini,Paolo La Piana, Giuseppe Calì, Antonino Putrino,Vincenzo Saitta, Luigi Grupposo, Giuseppe Gangi,Giuseppe Spadafora,che essendo insufficienti nel numero venne dichiarata deserta. Scappò anche l’unico medico presente nel paese,il dott. Carmelo Savoca di Malvagna, “vigliaccamente assentato”,che per questo sarà condannato dal Pretore a L.100 di multa e a tre mesi di sospensione dalla professione.
Così come era successo per Catania un mese prima,il 14 agosto il Prefetto Colmayer sciolse il consiglio comunale e nominò Regio Delegato Straordinario l’Avv. Francesco Meoli che giunse a Maletto qualche giorno dopo.
Vi trovò una situazione disperata: assente ogni forma di autorità,i numerosi cadaveri giacevano insepolti nelle loro misere case,infatti il cimitero della Chiesa di S. Antonio era ormai incapace a contenerli e peraltro non c’era nessuno che si occupasse di tale dolorosa incombenza. La popolazione terrorizzata, in preda alla malattia che non risparmiava nessuna famiglia e in preda alla fame,con la poca acqua disponibile inquinata sotto una calura estiva insopportabile si era allontanata in massima parte dal paese.
“...Triste episodio di un’altra epoca triste,in cui la superstizione e la sventura avevano spento la carità e l’umanità insieme.” Come scrisse il Verga.
Infatti l’ignoranza e la superstizione, ,induceva a ritenere ,come era accaduto in epoche precedenti,che il colera “u quarere”, fosse opera di fantomatici untori che spargevano sostanze misteriose per diffondere il contagio. La credulità popolare riteneva che tali untori misteriosi fossero o i preti che all’epoca erano il Sac.  Antonino Schilirò,Vicario Foraneo,il Sac. Antonino Portale e il Sac. Giuseppe Calì o addirittura i medici, detentori di una scienza inaccessibile alla stragrande maggioranza dei cittadini,completamente analfabeti.Tale circostanza si ripeterà anche durante l’epidemia di grippe spagnola del 1917,quando verrà ritenuto responsabile il medico condotto dott. Foti di somministrare,a seconda delle simpatie o antipatie personali, un farmaco oppure un’altro,per fare vivere o morire i colpiti dall’epidemia.
Le condizioni igieniche pubbliche e private spaventose: esseri umani ridotti a spettri che si aggiravano senza meta per le case e le vie, ricolme di rifiuti e di escrementi umani ed animali, in preda alla disperazione. Non c’era tempo da perdere per l’Avv. Meoli, che si dimostrò all’altezza della situazione.
- Nominò subito il dott. Leopoldo Zappia da Bronte medico condotto straordinario.
- Stante le urgenti circostanze adibì il terreno circostante alla Chiesa del Carmine a cimitero provvisorio,dividendolo in due parti: una per i morti di colera e l’altra per le malattie comuni. Fece circondare l’intera zona con apposita recinzione onde impedire l’avvicinamento di persone ed il transito di animali. Il lavoro fu prontamente eseguito dal falegname Antonino Antonuccio;
-Istituì un lazzaretto per i colerosi,ove lui personalmente ed altri volontari prestarono la propria opera, a rischio della vita;
-Istituì,altresì,una cucina economica nella quale vennero distribuite gratuitamente razioni di pane,carne e brodo per gli ammalati ed i convalescenti;
-Incaricò per il trasporto dei cadaveri al cimitero provvisorio il carrettiere Antonino Errigo,detto “pernice”, i becchini Angelo Pettina e Giuseppe Adornetto ed altri operai straordinari per l’escavazione delle fosse ed i sotterramenti che per oltre un mese di susseguirono al ritmo di tre,quattro al giorno.
-Elargì contributi e sussidi comunali ai poveri ed agli ammalati, dando anche elemosine personali per sollevare le condizioni materiali e morali dei superstiti.
Da Catania il Prefetto inviò squadre di disinfettatori e due medici straordinari per i colerosi:il dott. Licciandello e Citilli.
Giunsero anche contributi in denaro da parte di numerose autorità: il re Umberto L.1.700, il Prefetto L.500, la Camera di Commercio L.100, l’On. Camillo Finocchiaro Aprile, R. Delegato Straordinario del Comune di Catania L.100, l’Arcivescovo Dusmet L.100, l’On. Nicolosi L.100.
 Il futuro Card. Dusmet che molto si era prodigato per aiutare la popolazione di Catania e provincia colpita dal colera, sarà decorato con la medaglia d’oro per benemerenza della salute pubblica.
In questi frangenti, sotto la spinta e l’esempio dell’Avv. Meoli ,numerosi cittadini prestarono la loro opera volontaria, fra i quali vengono ricordati:
-il Vice Segretario del Comune don Giuseppe Petrina che prestando assiduo servizio negli uffici del Comune e principalmente allo Stato Civile,consentì la puntuale iscrizione di tutti gli atti di morte;
-il giovane Mariano Petrina che diede una pubblica prova di abnegazione e di coraggio sia nell’ apprestare ai colerosi i soccorsi prescritti dal medico sia facendo anche da infermiere. agli ammalati più gravi, senza curarsi del pericolo di contagio.Per la sua opera sarà espressa dal nuovo consiglio comunale una pubblica lode che lo segnalerà alla pubblica ammirazione od esempio;
-la guardia municipale Vincenzo Caruso e campestre Antonino Cali ,che prestarono servizi straordinari per le inumazioni dei cadaveri e nella vigilanza per l’esecuzione dei provvedimenti per la pubblica igiene;
-diversi altri cittadini che diedero la loro opera per fare ritornare Maletto alla normalità.
      A metà settembre la virulenza del vibrione colerigeno sembrò placarsi, per cui i cittadini incominciarono a rientrare nelle proprie case. A fine mese la vita sembrò tornare alla normalità. Però col ritorno della gente in paese “si sviluppano immense e pericolose malattie per le quali era compromessa la vita della massima parte della popolazione”, come è scritto in un rapporto del tempo che vennero denominate “febbri palustri”.
 Si temette una ricomparsa del colera o di altre epidemie; probabilmente erano infezioni che con facilità attecchivano in organismi già debilitati, denutriti che sopravvivevano in precarie condizioni igieniche.
Tuttavia, ciò indusse, come ultimo suo provvedimento, il R. Delegato Avv. Meoli, ad istituire il posto di medico condotto comunale,che sarà il Dott. Zappia, già medico straordinario per il colera. Da allora Maletto avrà ininterrottamente l’assistenza medica assicurata dalla condotta comunale.
Il   23 ottobre si tennero le elezioni amministrative e il 28 il nuovo consiglio comunale venne insediato.Dopo l’elezione della nuova Giunta Municipale,formata da don Filippo Fiorini , don Rosario Palermo, Luigi Grupposo e Giuseppe Spadafora, il consiglio comunale espresse in pubblica seduta una lode al delegato straordinario che cessava dall’ incarico, per il suo operato durante il colera,deliberando di “ dichiararsi meritevole dei più sentiti encomi e della più sincera deferenza l’avv. Francesco Meoli, la cui memoria resterà scolpita nel cuore di questi cittadini”.
Riprese così, dalla fine di ottobre di quel terribile anno l887, la normale vita dei malettesi , alle prese con le proprie misere condizioni economiche e l’indigenza della massima parte di essi, che tuttavia, superato il triste episodio del colera, continueranno ad andare avanti
 
Maletto, ottobre 1993

Giorgio M. Luca

 
 
P.S. In occasione del censimento della popolazione del 2001, all’Avv.Francesco Meoli  è stata intitolata una strada.
 
(da Logos del 27.2.1994 - Avvenimenti e personaggi nella storia di Maletto - di Giorgio M. Luca)